Un ripristino stradale dopo lavori di posa della fibra ottica. Una case history dalla Sardegna.
Dopo lo scavo di trincee per la posa di cavi in fibra ottica, tubazioni o in generale di sottoservizi, è sempre previsto un ripristino temporaneo con malte cementizie per permettere la ripresa della circolazione il prima possibile ed evitare così chiusure totali della carreggiata. Il ripristino definitivo, fondamentale per recuperare eventuali dissesti e dislivelli che il precedente scavo ha generato, spesso viene eseguito con molti mesi di ritardo sul piano lavori o, nella peggiore delle ipotesi, non viene del tutto fatto, lasciando la strada in condizioni di progressivo cedimento: l’asfalto si sgrana, si creano le tipiche
fessurazioni a pelle di coccodrillo, fino a generare
dislivelli e grosse buche pericolose per la circolazione.
Partendo dalla consolidata tecnica di
fresatura autolivellante delle fresatrici PL,
Simex ha lanciato una tecnologia che si inserisce nell’ambito degli interventi superficiali di recupero funzionale degli ammaloramenti stradali, proprio per far fronte a fessurazioni ramificate, rigonfiamenti e corrugamenti, buche e distacchi, anche collegate a ripristini temporanei e farraginosi dopo la realizzazione della mini trincea per la posa dei sottoservizi. Parliamo di
ART 1000, tecnologia per la rigenerazione a freddo e in sito del dissesto stradale.
ART 1000 non richiede alcuna asportazione di fresato o aggiunta di bitume o aggregati, ma sfrutta unicamente il materiale esistente sul cantiere. Una tecnologia che non interrompe completamente il traffico veicolare e che garantisce un’
immediata percorribilità della strada dopo il suo ripristino. E che, infine, assicura una ragionevole durata nel tempo, consentendo agli enti locali di pianificare le manutenzioni stradali, con un sensibile beneficio per la sicurezza degli utenti.
In provincia di Oristano, nel comune di S. Nicolò d’Arcidano, il
dealer Sami ha messo a disposizione ART 1000 all’impresa stradale Ligas (per conto di Siat Installazioni) per il ripristino, a 30 mm di profondità, di due tratti stradali di 20 metri ciascuno, interessati dal recente interramento dei cavi in fibra ottica. La
mini trincea era stata eseguita anch’essa con un’attrezzatura Simex, ossia l’escavatrice a ruota RW 500, equipaggiata con ruota a settori da 100 mm di larghezza. Dopo il riempimento con malta cementizia,
alla tradizionale scarifica e riasfaltatura, le imprese coinvolte hanno preferito avvalersi dell’innovativa soluzione a freddo, senza asportazione di materiali e immissione di bitumi vergini proposta da Simex tramite la tecnologia ART 1000.
L’attrezzatura durante la fase di fresatura sfrutta un additivo chimico ecosostenibile per rigenerare a freddo il granulato di conglomerato bituminoso prodotto. Nello specifico, si compone di due tamburi, il primo per la fresatura e miscelazione, il secondo per la frantumazione e disgregazione.
Nella fase di lavoro
ART 1000 combina i seguenti processi:
- Fresatura del tratto di strada ammalorata
- Iniezione controllata di liquido rigenerante proporzionale alla profondità di lavoro e alla velocità di avanzamento della macchina operatrice
- Riduzione di pezzatura del fresato alla corretta granulometria
- Miscelazione finale per creare il conglomerato riciclato pronto per la ricostituzione della superficie stradale
Il conglomerato dopo essere stato rigenerato viene depositato direttamente all’interno della traccia di fresatura ed è pronto per essere pareggiato e compattato con rullo o piastra vibrante.
Va inoltre specificato che, come nel caso del cantiere sardo prima citato, la presenza di malte cementizie in proporzioni fino al 15-20% rispetto al totale del volume di asfalto fresato non compromette in alcun modo il buon esito del ripristino finale.
Oltre ai
vantaggi logistici di cantiere e di circolazione che la tecnologia ART 1000 porta avanti, è bene ricordarne altri, di non secondaria importanza:
- L’abbattimento dei costi legati all’acquisto ed alla movimentazione di nuove materie prime, utilizzando esclusivamente il conglomerato bituminoso presente in loco.
- L’ecosostenibilità ambientale: il recupero e la rigenerazione del 100% del materiale presente in sito e la riduzione del traffico di cantiere, implicito nell’approvvigionamento di nuovi materiali e nell’allontanamento di quelli asportati.
- Ripristino dell’ammaloramento superficiale in modo veloce e duraturo nel tempo, permettendo così una adeguata programmazione degli interventi, a costi sostenibili.